On 08/10/2012 10:46 PM, Davide Bolcioni wrote:
In entrambi i casi crei il raid, diciamo md1, con "pvcreate /dev/md1" ne fai
un volume LVM, e con "vgextend $VG /dev/md1" lo aggiungi al gruppo di volumi,
rendendolo disponibile subito. Ci si potrebbe fermare qui.
Se vuoi pensionare i due dischi precedenti, con "pvmove /dev/md0" richiedi che
LVM sposti i dati da md0 su altri volumi fisici dello stesso volume (la pagina
di manuale spiega il processo, è abbastanza robusto). Una volta finito si
toglie il volume fisico dal gruppo di volumi con "vgreduce /dev/md0" e lo si
pialla con "pvremove /dev/md0".
E fin qui siamo d'accordo, ma se nella macchina mancano i posti per i
dischi in piu`, il trucco di degradare il raid e sostituire un disco
piccolo con uno grande alla volta si rende necessario.
In tutte queste operazioni le coronarie del sistemista beneficiano dell'uso
giudizioso dell'opzione -t, "test only", prima di ciascun tuffo.
Opzione che come sappiamo non serve a nulla, perche` fino a che non si
fa il danno vero, nessun problema verra` mai alla luce. Solo quando e`
tutto perduto si scopre che quello che volevi fare non era una buona idea.
L'unica avvertenza riguarda la denominazione dei device: tolti i vecchi dischi
resta solo una coppia e l'unica cosa che impedisce a tale coppia di comparire
come md0 al prossimo boot, spiazzando LVM che si era segnato /dev/md1, è lo
UUID in /etc/mdadm.conf.
uhm... in effetti i device md restano con il nome assegnato (anzi, e`
relativamente una rogna cambiargli nome) ma altrettanto in effetti lvm
dovrebbe riconoscere i propri device anche se cambiano nome.
--
Fabio "Kurgan" Muzzi
- IZ4UFQ -
La diagnosi del tecnico: Si tratta di una "feature" non documentata di
Windows
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